venerdì 7 febbraio 2014

Il Cuore Eucaristico di Gesù e il dono perfetto di Sè stesso, terza parte - un testo di Padre Garrigou Lagrange, op

 

Prosegue la pubblicazione della traduzione dell'articolo di Padre Garrigou-Lagrange "Il Cuore Eucaristico di Gesù e il dono perfetto di Sè Stesso".

Il padre domenicano si addentra nel mistero del Sacrificio "sacerdotale" di Cristo: sacrificio perfetto, il più perfetto tra tutti.

Sottolineo solo alcuni passi:
  • L'Eucaristia "Sacramento dei Sacramenti", perché contiene sia la Grazia, che l'Autore della Grazia;
  • L'Eucaristia "Anima del Santo Sacrificio", perché offerta del Figlio al Padre, rinnovata in ogni Messa e nella quale Cristo è il principale Sacerdote;
  • L'Eucaristia, pur essendo superiore al Sacerdozio, non può essere perpetuata senza sacerdote, il quale, comunicandosi, si comunica per sé stesso, ma anche per tutto il suo popolo.
Qui va notato che il testo fu scritto molti anni prima della riforma liturgica, quando ancora non tutti i fedeli si comunicavano quotidianamente.
Ma rimane un elemento di fondo importante: che ogni Santa Comunione ricevuta dal Sacerdote, è anche a "beneficio" comunitario (santificazione del sacerdote a vantaggio delle anime, impetrazione di grazie per i suoi fedeli e via dicendo), ma anche che, sebbene al giorno d'oggi noi riceviamo la Comunione sotto una sola delle Due Specie (E COSI' FACENDO RICEVIAMO TUTTO IL CRISTO, CORPO E SANGUE!), il Sacerdote che beve al Calice, si nutre direttamente del Sangue di Cristo anche per noi!
Qui trovate la seconda parte del testo.


 IL CUORE EUCARISTICO DI GESU' E IL DONO PERFETTO DI SE' STESSO

(terza parte)
IL CUORE SACERDOTALE DI GESU' E IL DONO DI SE' NELL'ISTITUZIONE DELL'EUCARISTIA
Così come Dio Padre dona tutta la Sua natura nella generazione eterna del Verbo e nel soffio dello Spirito Santo, così come Dio ha voluto donarci Sè Stesso in Persona nell'Incarnazione del Verbo, allo stesso modo Gesù ha voluto donarci Sè Stesso in Persona nell'Eucaristia.
E il Suo Cuore Sacerdotale è chiamato eucaristico proprio perché ci ha donato l'Eucaristia, come l'aria pura è detta salutare perché ci dona la salute.

Nostro Signore avrebbe potuto accontentarsi d'istituire un sacramento segno della Grazia, come il Battesimo o la Confermazione; ha voluto donarci un Sacramento che contiene non soltanto la Grazia, ma l'Autore della Grazia.
L'Eucaristia è il più perfetto dei Sacramenti, superiore finanche a quello dell'Ordine; l'espressione del Cuore Eucaristico è superiore anche a quella del Cuore Sacerdotale.
Quest'ultima è racchiusa nella precedente, perché Gesù, donandoci l'Eucaristia, ha istituito il sacerdozio.
A maggior ragione si può chiamare cuore sacerdotale il cuore stesso del ministro di Cristo, noi parliamo del cuore sacerdotale del Curato d'Ars, poiché l'espressione Cuore Eucaristico non sarebbe applicabile che al Cuore che ci ha donato l'Eucaristia.

Al momento di privarci della Sua presenza sensibile, Nostro Signore ha voluto lasciarci Sè Stesso in persona, presente in mezzo a noi sotto i veli eucaristici.
Non poteva, nel Suo amore, avvicinarsi maggiormente a noi, ai più piccoli, ai più poveri, ai più reietti, non poteva unirsi e donarsi  di più a noi e a ciascuno di noi.

Il Suo Cuore eucaristico ci ha donato la Presenza Reale del Suo Corpo, del Suo Sangue, della Sua Anima e della Sua Divinità.

Ovunque sulla terra, dove c'è un'Ostia consacrata in un Tabernacolo, anche nelle missioni più lontane, Egli resta con noi come "il dolce compagno del nostro esilio".
Egli è in ogni Tabernacolo "ad attenderci pazientemente,  sollecito nell'esaudirci, desideroso che Lo si preghi".
Il Cuore ecauristico di Gesù ci ha donato l'Eucaristia come sacrificio, per perpetuare in sostanza il sacrificio della Croce sugli altari fino alla fine del mondo e per applicarne su di noi i frutti.

E nella Santa Messa, Nostro Signore, che è il Sacerdote principale, continua ad offrirSi per noi.
"Il Cristo vivente non cessa d'intercedere per noi" dice san Paolo (Eb 7,25).
Egli lo fa soprattutto nella Santa Messa, dove, secondo il Concilio di Trento, è lo stesso sacerdote che continua ad offrirsi attraverso i Suoi ministri, in modo non cruento, dopo esserSi offerto in maniera cruenta sulla Croce.

Questa oblazione interiore, sempre viva nel Cuore di Cristo, è come l'anima del Santo Sacrificio della Messa e le dona il suo valore infinito.
Cristo Gesù continua ad offrire a Suo Padre le nostre adorazioni, le nostre suppliche, le nostre riparazioni e le nostre azioni di grazia.
Ma soprattutto è sempre la stessa vittima purissima che viene offerta, il Corpo stesso del Salvatore che è stato crocifisso, e il Suo prezioso Sangue è sacramentalmente versato sull'altare, per continuare a cancellare i peccati del mondo.

Il Cuore eucaristico di Gesù, donandoci l'Eucaristia-sacrificio, ci ha donato anche il sacerdozio.
Dopo aver detto ai Suoi Apostoli: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini" (Mc 1,16) e "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16) ha loro donato, nella Cena, il potere di offrire il sacrificio eucaristico, dicendo:
"Questo è il mio corpo, che è dato per voi: fate questo in memoria di me" (Lc 22,19).
Ha donato loro il potere della consacrazione santa, che rinnova incessantemente il sacramento d'amore.

L'Eucaristia, sacramento di sacrificio, non può essere infatti perpetuata senza il sacerdozio, ed è per questo che la grazia del Salvatore fa germinare e sbocciare nel susseguirsi delle generazioni, dopo quasi duemila anni, delle vocazioni sacerdotali.
Sarà così fino alla fine del mondo.

Infine, il Cuore eucaristico di Gesù si dona a noi nella Santa Comunione.

Il Salvatore Si dona a noi come nutrimento, non perché noi l'assimiliamo (nb l'autore intende dire "non solo perché l'assimiliamo come se fosse un semplice e puro cibo materiale), ma affinché noi siamo resi sempre più simili a Lui, di volta in volta maggiormente vivificati, santificati da Lui, incorporati a Lui.

Egli disse un giorno a Santa Caterina da Siena: "Prendo il tuo cuore e ti dono il mio", era il simbolo sensibile di ciò che accade spiritualmente in una Comunione fervente, nella quale il nostro cuore muore alla sua grettezza, al suo egoismo, al suo amor proprio, per dilatarsi e diventare simile al Cuore di Cristo in purezza, forza, generosità.

Un'altra volta, il Salvatore accordò alla stessa santa, la grazia di bere lungamente alla piaga del Suo Cuore: altro simbolo di una comunione fervente, nella quale l'anima si abbevera, per poter così dire spiritualmente al Cuore di Gesù, "fonte di nuove grazie", "dolce rifugio della vita nascosta", "maestro dei segreti dell'unione divina", "cuore di colui che dorme, ma che veglia sempre".

San Paolo aveva detto (1 Cor, 10-16): "Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?"
E, come sottolinea san Tommaso, il sacerdote nella Santa Messa, comunicandosi col Prezioso Sangue, si comunica per sè stesso e per tutti i fedeli.



(continua...)